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L’editoriale di Febbraio 2018: Per un miele di qualità

In questo numero ospitiamo l’intervento di Raffaele Terruzzi, Presidente del Gruppo Miele dell’A.I.I.P.A. (Associazione 2018-02-pag05-editorialeItaliana Industrie Prodotti Alimentari), che ci ragguaglia sul gruppo di lavoro italiano, di cui l’A.I.I.P.A. fa parte, che sta lavorando con il Joint Research Center (JRC) della Commissione UE per il rapido aggiornamento della normativa sui controlli da effettuare sul miele commercializzato in Italia. Il 25 gennaio scorso si è tenuto a Bruxelles un primo incontro che ha coinvolto esperti e responsabili di laboratori pubblici e privati, insieme a rappresentanti della Commissione europea. Nel corso dell’incontro è emersa la necessità di costruire un database per paragonare i gradi di purezza di tutti i mieli e la necessità di armonizzare i metodi di controllo e i criteri di accessibilità. Nello specifico, la strada ipotizzata è quella di validare il metodo EA/LC-IRMS, una combinazione di metodi di spettrometria in grado di smascherare eventuali adulterazioni del miele, perseguite attraverso l’aggiunta di zuccheri C3 e C4. I lavori della Commissione UE non prevedono, invece, di stabilire la risonanza magnetica nucleare (NMR) come metodo armonizzato per l’attività di controllo ufficiale sul miele, in quanto le autorità europee non lo ritengono affidabile in termini di risultati. Seguiremo attentamente lo sviluppo del dibattito.

Per Raffaele Terruzzi, che abbiamo sentito per i nostri lettori, il gruppo di lavoro rappresenta un grosso passo in avanti perché l’Italia è l’unico paese che da tempo ha inserito in etichetta l’Origine, non solo quando si tratta di un singolo Stato ma anche quando si tratta di una miscela di mieli provenienti da diversi Stati. Poi, un’altra cosa importante.

Quale? Che finalmente il metodo renderà ufficiale quello che già le ditte italiane fanno da tempo, ma in maniera volontaria. In parole povere, se tutto andrà a buon fine sarà resa ufficiale la possibilità di avere sempre la certezza che nel vasetto ci sia esclusivamente miele prodotto dalle api e nessun’altra sostanza estranea. Una misura necessaria visto che negli ultimi anni è stata diffusa una leggenda metropolitana secondo la quale ci sarebbero in commercio dei mieli adulterati, mieli che in pratica non conterrebbero miele. Una non-verità, questa, e il nuovo metodo di analisi, non appena ufficializzato, riuscirà veramente ad appurare quanta qualità c’è in un vasetto di miele. Un modo di procedere dal quale gli apicoltori italiani non hanno nulla da temere, ma che, di contro, rafforzerà l’immagine di Qualità del nostro Miele nel mondo. Se tutto andrà a buon fine non sarà più possibile affibbiare “patacche” al consumatore e diffondere “patacche sul miele”. Finalmente conosceremo anche la qualità del miele estero.

Fugata la questione del miele non miele, occorrerà allontanare dal biondo alimento l’accostamento con gli antibiotici, proibiti già in Europa. Troppo spesso si fa finta di non sapere che il pericolo non arriva certo dal miele, anche se qualcuno, tra gli apicoltori, potrebbe indulgere nel loro impiego. A tutti ricordiamo che ogni anno mezzo milione di persone, nel mondo, sono interessate da infezioni resistenti agli antibiotici, ossia da patologie infettive un tempo curabili ma nei confronti delle quali le nostre armi sono spuntate. Il dato lo ha recentemente fornito l’Oms (Organizzazione mondiale della sanità). Antibiotico-resistenza che potrebbe determinare entro il 2025 un milione di decessi l’anno in Europa. Il punto debole del Piano di contrasto nazionale? Presto detto: sono in molti a dire che si tratta di un mero piano di intenti, giacché non è previsto l’impegno di spesa di un solo euro. Invece di prendere di petto gli apicoltori perché non si proibisce l’uso profilattico di routine degli antibiotici negli allevamenti? Come che sia, l’apicoltura deve pronunciare un sicuro NO agli antibiotici, senza tentennamenti.

Massimo Ilari

Apinsieme
Quelli che vogliono far volare insieme le Api

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