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L’editoriale di Luglio-Agosto 2019

Aethina tumida

Sono ormai 5 anni da quando per la prima volta nel settembre 2014 venne annunciata ufficialmente la presenza di Aethina tumida in Italia, nei mesi immediatamente successivi nel mondo dell’apicoltura non si fece altro che par-lare di questa emergenza sanitaria.
Si parlava di Aethina sui blog, sui social, sulle riviste specialistiche, ai convegni, alle fiere e alle riunioni di apicoltori. Poi, di anno in anno, è sempre andato calando il silenzio sulla questione, silenzio particolarmente sospetto, o comunque curioso, poiché l’eradicazione tentata inizialmente dalle istituzioni non si è verificata, ragione per cui si è entrati di fatto in una modalità di convivenza con il parassita.
Questa convivenza, tuttavia, a differenza di altre con parassiti come la Varroa, molto più dannosa in apicoltura, non viene più raccontata da nessuno, il che stride terribilmente con l’allarmismo e la mobilitazione iniziale. Avevano ragione forse alcuni apicoltori australiani nel dire ai colleghi italiani che la convivenza con Aethina era possibile e nemmeno troppo difficoltosa; oppure, come spesso acca-de in Italia, si getta inizialmente un allarme ingiustificato e altamente emotivo, per poi dimenticarsi di tutto non appena cala l’emozione del primo momento?
O ancora, più banalmente, siamo entrati in una gestione ordinaria del parassita, in cui non fanno più notizia e nessuno racconta gli sforzi di quegli apicoltori coscienziosi che mettono in atto le misure previste dalla legge, così come contemporaneamente si tacciono le denunce di apicoltori che invece, per evitare i controlli e le relative misure sanitarie, lavorano nell’illegalità.
La prova?
Il 25 giugno di quest’anno sono 6 gli apicoltori che, nei territori dei comuni di Laureana, Serrata, San Pietro di Caridà e Gioia Tauro, i Carabinieri Forestali delle Stazioni di Laureana e Cittanova coadiuvati da militari del Comando Regione Carabinieri Forestale “Calabria” di Reggio Calabria, hanno multato e denunciato all’Autorità Giudiziaria, per aver disatteso le norme dello Stato, emanate per contrastare la diffusione di Aethina tumida.
Perché nessuno ne parla? Perché nessuno parla dei temi scottanti che interessano l’apicoltura, come ad esempio i furti degli alveari, che verosimilmente sono compiuti da apicoltori? Non è forse tempo che la categoria isoli e stigmatizzi comportamenti non solo contrari alla professionalità ma anche palesemente illegali per dare dell’apicoltore un’immagine meno caramellata e naif ma sicuramente più autorevole, professionale e al passo con i tempi?
I tempi, ricordiamolo, necessitano di professionisti attrezzati a fare fronte comune contro la concorrenza straniera, cinese e non. Di macchiette l’apicoltura italiana ne ha viste abbastanza e ne ha piene le tasche.
Per noi la professionalità è sempre e comunque il rispetto della legalità.
Diversamente cosa potremmo rimproverare agli apicoltori cinesi o ungheresi? In che cosa si distinguerebbe l’apicoltura italiana dalle altre? Ora per chi le conosce, e i nostri lettori sono sicuramente fra questi, la normativa apistica italiana è particolarmente all’avanguardia per garantire un prodotto alimentare integro, sicuro, salubre, genuino. Ovviamente ciò vale per chi opera nel rispetto delle leggi.
La morale? Le pecore nere devono essere individuate e isolate dagli stessi apicoltori, perché la loro presenza tollerata o impunita getta discredito o confusione sull’intera categoria.

Apinsieme
Quelli che vogliono far volare insieme le Api

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