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Il Convitato di Pietra, ovvero le patologie apistiche

Mi domando in maniera retorica per quale ragione, ogni qual volta viene pubblicato un comunicato relativo al calo di produzione di miele (un dato inconfutabile e drammatico), si indicano come cause di questo calo – e della mortalità degli alveari – solamente le condizioni climatiche e i pesticidi. E le patologie dell’alveare? Quanto queste ultime influenzano l’attività e la sopravvivenza delle api, e di conseguenza le rese in apicoltura? La letteratura scientifica ci dice molto chiaramente, da anni, quali sono gli effetti letali delle interazioni tra patogeni e parassiti, sufficienti a portare le famiglie al collasso senza che intervengano cause abiotiche (che pure in un contesto reale esistono e concorrono al disastro, ovviamente).

Il solo Nosema ceranae comporta bottinatrici che non lavorano ed è ben noto che il CCD (la sigla internazionale che indica la Sindrome dello spopolamento degli alveari) sia multifattoriale. Ne vogliamo parlare e vogliamo indicare questi fattori (patogeni e parassiti) come concause del disastro – a mio avviso sono in realtà le cause principali  – nei comunicati stampa delle varie associazioni apistiche? Andrebbe detto chiaramente all’opinione pubblica, la quale generalmente sottovaluta il mestiere di apicoltore e ne ha un’idea molto naïf, che in realtà si lavora tra mille insidie e che il quadro sanitario nel settore apistico è tremendamente complesso, complicato e drammatico, e che si cerca di fare fronte a tutto con armi (leggi farmaci) spesso spuntate per imperizia degli operatori o per emergenti fenomeni di farmacoresistenza. Oppure vogliamo proseguire puntando sempre l’indice altrove e mai al nostro interno, deresponsabilizzando di fatto gli apicoltori perché non si vuole ammettere che c’è un’ignoranza di fondo sulle problematiche sanitarie, e di conseguenza una pessima gestione delle stesse? Eppure gli effetti della situazione sanitaria in apicoltura sono sotto gli occhi di tutti, ma nei comunicati ufficiali le malattie dell’alveare sono il Convitato di Pietra.

E vogliamo parlare anche dell’uso scorretto dei varroacidi che comporta indebolimento del sistema immunitario degli alveari oltreché inefficacia dei trattamenti stessi, reinfestazioni autunnali ecc? Basta leggere su Facebook cosa scrivono gli apicoltori per rendersi conto di quali siano i livelli reali di competenza della maggioranza, oppure recarsi alle riunioni delle diverse associazioni e ascoltare i soci. Si resta a bocca aperta e spesso lasciano ancora più a bocca aperta le risposte dei tecnici apistici. Forse il silenzio su questo ospite indesiderato e pericoloso – le malattie – che non nominiamo mai quando ci rivolgiamo all’esterno e che viene taciuto nei nostri comunicati, altro non è che una bella foglia di fico a coprire le pudenda di alcuni “santoni” dell’apicoltura. Ammettere gli errori, nella nostra società, è del resto divenuto una sorta di sacrilegio.

E non dimentichiamo, infine, le diffuse pratiche illegali, come l’uso di antibiotici quali la fumagillina, che però pare siano ampiamente diffusi. È peraltro curioso che laddove si è utilizzata la fumagillina, lo si è fatto proprio per arginare maldestramente emergenze sanitarie sfuggite di mano, con spopolamenti degli alveari riconducibili a patologie come la nosemiasi (e non solo probabilmente). Ma se si parla di profilassi verso il Nosema ceranae (profilassi che ha grossi limiti, intendiamoci, ma che potrebbe scongiurare scenari peggiori), c’è ancora chi sorride o censura…

Luca Tufano

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