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L’editoriale: Ottobre 2016

Sovente gli apicoltori sono incredibili e mostrano dei tempi di reazione veramente sorprendenti. Come l’abbiamo capito?

È emerso con forza nell’inchiesta che abbiamo dedicato al pianeta regine in Italia.

C’è stato un interesse incredibile e non abbiamo ancora finito il nostro viaggio.

Non c’è che dire la voglia di sapere è forte. Ma che valutazioni diamo del lavoro e perché Luca Tufano, Francesco Mussi e Francesco Colafemmina l’hanno realizzato? Procediamo per gradi.

Volevamo, innanzitutto, ricordare che non si può parlare di una sola sottospecie autoctona, la Ligustica, considerato che come abbiamo illustrato nei diversi articoli vi sono “razze” originarie di territori italiani che sono poco conosciute e che rischiano l’estinzione proprio perché anche lì la Ligustica viene imposta. Siamo, così, partiti dal presupposto che è la biodiversità che deve essere tutelata.

E allora? Significa una considerazione più ampia delle specie e del ruolo degli impollinatori. Sensibilizzare gli apicoltori alla tutela della biodiversità ha l’obiettivo, in primis, di dimostrare che per quanto riguarda, ad esempio, il territorio italiano vi è una varietà di sottospecie (Ligustica, Carnica, Mellifera, Siciliana) che andrebbero tutte tutelate, ovvero conservate nei territori di origine.

Purtroppo, vige in apicoltura un conformismo, condizionato anche da interessi economici, che dipinge la situazione in termini diversi, inducendo a credere che questa biodiversità originaria della razze di Apis mellifera in Italia non esista. Allo stesso modo abbiamo voluto trattare, senza dogmi e senza paura, il tema Buckfast, ospitando sul nostro giornale allevatori italiani e stranieri. Siamo stati criticati per questo, il che è ipocrita e fa sorridere considerato il volume d’affari, api vendute e comprate della Buckfast in Italia, ogni anno. In sintesi, per qualcuno, le Buckfast si possono comprare e anzi se ne consiglia l’uso di nascosto, ma è tabù parlarne. Noi abbiamo voluto, allora, sfatare il tabù e parlarne, serenamente dando voce ad allevatori competenti.

Qualcuno si è, probabilmente, risentito ma sono gli stessi che esportano la Ligustica all’estero o vendono api Ligustiche in altri territori dove, invece, altre sono le razze autoctone. E non parliamo solo dell’estero ma anche di areali italiani in cui vivono sottospecie diverse dalla Ligustica ma autoctone e che andrebbero tutelate e conservate. Per questo abbiamo parlato di Apis mellifera mellifera, che interessa la Riviera ligure di Ponente; così come abbiamo parlato di Apis mellifera siciliana e parleremo della Carnica, Friuli Venezia Giulia e settori del Veneto.

Per concludere, la nostra filosofia si basa sulla Tutela della Biodiversità, argomento che gli apicoltori spesso utilizzano in polemica con altri settori agricoli, ma che in realtà trascurano completamente quando si tratta del patrimonio genetico che la Natura, dopo millenni di evoluzione, ha affidato a chi alleva api.

Piaccia o meno a qualcuno il patrimonio genetico ereditato dagli apicoltori è molto più vario e diversificato di quanto si voglia far credere. E così come l’Italia viene considerata una delle patrie della biodiversità per quanto concerne le specie vegetali, allo stesso modo troviamo doveroso ricordare che una biodiversità di assoluto livello è presente anche in apicoltura, purtroppo minacciata da un commercio di api non regolamentato.

Massimo Ilari, Direttore Editoriale

One thought on “L’editoriale: Ottobre 2016

  1. Perfetto Direttore, un’impostazione corretta per una discussione ampia e spero positiva.
    Se nel nostro territorio Madre Natura ci ha regalato e dato in consegna diverse sottospecie di Apis Mellifera, una ragione ci sarà e quindi abbiamo l’obbligo di tutelare tale patrimonio.
    Non capisco perché dobbiamo fare un “Deserto di Ibridi”.
    Carlo Petrella

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