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l’editoriale di Luglio_Agosto 2025: Il Miele Italiano ha qualcosa da farsi perdonare?

Prima di procedere nel trattare gli aspetti produttivi e di commercializzazione del settore apistico, ci scusiamo con i nostri sostenitori per i ritardi di uscita di questo numero. Non pochi problemi tipografici ne hanno ritardato la stampa.

C’è da ricordare che l’attuale situazione politica a livello globale sta creando non pochi problemi alla carta stampata. E dunque anche alle tipografie, che per l’aumento dei costi che stanno conoscendo i materiali fanno una grossa fatica a tenere il passo del mercato. Apinsieme non demorde e questo numero è una miniera di informazioni che, nonostante le difficoltà tipografiche, vi facciamo arrivare, permettendone la lettura. Vedrete che sfogliando il numero ci darete ragione.

Ma andiamo avanti, tornando al titolo dell’Editoriale. No, il Miele Italiano non ha niente da farsi perdonare e continua a subire immotivati attacchi. È  chiaro che la qualità di qualsiasi prodotto va sempre controllata ma ci sembra giusto ribadire che sia esagerato l’attacco nei confronti del dolce prodotto delle api. Spesso se ne occupa la stampa generalista, a nostro modo di vedere senza mettere in risalto gli aspetti più importanti. Il Salvagente, ad esempio, sembra aver acceso i suoi riflettori sul miele, non manca di mettere sempre in risalto eventuali frodi a carico di un prodotto che in Italia registra un consumo di 0,9 g pro-capite al giorno.

Fatevi due conti e vedrete a quanto si arriva in un anno. Con tutto ciò non invito all’omertà, ma tengo a ribadire che rientra nella logica del commercio e spetta agli organi ispettivi individuare tutto ciò che infrange le regole. E qui entro sul miele convenzionale proveniente dalla Romania venduto come bio. Con queste accuse i carabinieri di Verona e Firenze hanno denunciato il titolare di un rivenditore che vendeva anche on line (oltre 7 quintali i prodotti non in regola rintracciati). E qui ritorna sotto i riflettori il Miele che proviene dall’Europa.

E ora, dunque, tiro in ballo l’Europa e i suoi controlli.

La notizia che ho dato è diversi giorni che la tengo nei polpastrelli. Poi si è accesa la classica lampadina di Edison. E che è successo? Ho ricordato che il miele importato dall’Ucraina in Europa passa da 6mila a 35mila tonnellate, rischio per l’Italia. In pratica è un accordo validato dall’UE, che ancora mostra tutte le sue pecche. L’Europa è un colabrodo.

Non prendo neppure in considerazione la qualità di queste tonnellate di miele, ma invito IL SALVAGENTE A RICHIEDERE DEI CONTROLLI SU QUESTO MIELE. In Ucraina c’è la guerra, è un paese distrutto, pallottole all’uranio e tanto altro. Dove lo fanno il miele in Ucraina?

Ora con il sequestro di Miele biologico – ma convenzionale -, proveniente dalla Romania, si spara ad alzo zero sul miele e sul bio. A farne le spese sono i produttori italiani. Qui da noi ci sono regolamenti rigorosi. Il miele straniero è una vera calamità per gli apicoltori italiani. L’Europa che Fa? Che controlli? E come varcano le frontiere questi prodotti? Non ci sono banche dati dei produttori e degli invasettatori? L’Europa è un colabrodo e l’apicoltura, italiana e no, dovrebbe chiedere i danni. Apriamo un’altra pagina, che potrebbe essere altrettanto minacciosa. «L’accordo con il Mercosur deve essere vincolato a precise garanzie sul rispetto del principio di reciprocità degli standard produttivi e su controlli puntuali su tutti i prodotti agroalimentari che entrano in Europa, se non vogliamo mettere a rischio la salute dei consumatori e il futuro delle filiere agroalimentari».

Chi lo dice? Lo affermano Coldiretti e Filiera Italia nel commentare l’adozione da parte del Collegio dei commissari Ue dell’accordo di partenariato con il blocco dei paesi sudamericani. È chiaro che tutto ciò vale per qualsiasi accordo si stipuli a livello globale. La previsione di una clausola di salvaguardia, seppur un passo in avanti, non è sufficiente a sostenere le imprese agricole e agroalimentari rispetto ai possibili contraccolpi dell’accordo, poiché non se ne prevede l’attivazione automatica che la renderebbe realmente efficace. Non sono neppure chiari i contraccolpi che ci potrebbero essere nella commercializzazione del miele e altri prodotti dell’alveare ed è chiaro che ci facciamo carico, da subito, di approfondire il tema. Senza dimenticare che non possono esistere compensazioni adeguate rispetto al rischio di devastare il tessuto produttivo europeo.  Occorre considerare che l’accordo tra Ue, Mercosur e Messico non può funzionare senza garantire il rispetto del principio di reciprocità sugli standard produttivi. Le clausole di salvaguardia prevedono un meccanismo dove occorre la denuncia e, poi, una successiva verifica, con tempi lunghissimi rispetto a quelli del mondo delle imprese. In sostanza solo dopo anni è possibile stabilire se c’è stata una violazione della clausola di salvaguardia. Vi sembra normale? Direi proprio di no. È imperativo spiegarne la ragione. Basta interrogarsi che nel frattempo potrebbe essersi affermata una situazione di concorrenza sleale con danni irreparabili per le nostre imprese. E se l’impatto negativo dovesse riguardare le imprese apistiche, gli effetti potrebbero essere devastanti per l’intero settore.

Foto (PIXABAY) pollydot

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