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L’editoriale di Maggio 2018. Furti di alveari e miele estero: due problemi ricorrenti

Il furto di alveari viene troppo spesso sottovalutato, sono in molti a parlare di normalità. «I furti si verificano da sempre» affermano convinti quanti banalizzano. Le cose stanno proprio così? Noi di Apinsieme che ci occupiamo sovente di furti non la pensiamo allo stesso modo e così li rimettiamo al centro delle nostre indagini giornalistiche sul territorio.

Ve ne chiederete di sicuro la ragione, ebbene abbiamo i dati per dire che dai pochi casi degli ultimi anni si è passati a un incremento esponenziale, che si estende lungo tutto lo stivale.  Quello dei furti, insomma, è diventato un tema da esaminare con accuratezza. La morale?

Gli apicoltori si vedono costretti a dover prendere precauzioni contro i furti e il più delle volte si trovano da soli a fronteggiare chi gli sottrae gli apiari. Ultimamente siamo arrivati a furti di 300 alveari per volta. Non si sa bene, poi, la fine che faccia il materiale sottratto. Su che tipo di mercato clandestino va a finire? Per mettere in piedi un apiario senza spendere un euro? Per vendere il miele in nero? Sta di fatto che nessuno conosce l’entità del fenomeno di cui stiamo parlando. E non finisce qui. Ci sono anche molti apicoltori illegali che operano senza aver registrato gli apiari che detengono. Lavorano in nero. C’è da domandarsi dove comprano il materiale, e se quando lo acquistano lo fanno senza regolare fattura. A volte sorge il sospetto che in Italia siano operativi non pochi di questi produttori fantasma, e illegali, che producono miele in nero e che poi rivendono in nero ad altri che lo commercializzano regolarmente e senza nessuna “pezza” di appoggio. Ho le prove per affermarlo? No, non ho le prove ma studiando a fondo la questione non ci si può non chiedere che fine facciano gli alveari rubati e per chi producano gli apicoltori non registrati all’Anagrafe Apistica, e dunque illegali. Praticano il mercato corto? Non credo.

Ma non solo miele. Si registra pure un boom di furti in campagna. Le cifre? Si parla di 300 milioni di euro di danni in un anno. La stima ce la fornisce la Coldiretti in relazione alle razzie che si moltiplicano nei campi italiani, da nord a sud.

Una fotografia preoccupante: «gli agricoltori sono vittime di ogni genere di furti, dagli animali ai prodotti agricoli e attrezzature, una escalation di fenomeni criminali che colpisce e indebolisce il settore, aumentando l’insicurezza su vita e lavoro. Dai macchinari agricoli in Lombardia ed Emilia Romagna agli ulivi e agli asparagi della Puglia, dalle mimose della Liguria alle arnie in Campania, Lombardia, Toscana, Lazio, eccetera eccetera, dai limoni della Sicilia fino ai vivai della Toscana, i predoni delle campagne non risparmiano niente e nessuno». Tutto ciò incide negativamente sul reddito dell’agricoltore che conduce, sovente, apiari. E qui ritorna il fatto che se le razzie saranno non attentamente valutate conosceranno una crescita esponenziale.

Un altro incremento si registra con il boom del miele nel carrello della spesa degli italiani con un aumento del 5,1% sul valore degli acquisti nell’ultimo anno. Italiano?

Ci sono alcune cifre che ci fanno storcere il naso: volano anche le importazioni dall’estero con 2 barattoli su 3 che arrivano da oltre confine, nel 2017.

La situazione diviene ancora più preoccupante  se i dati appena forniti si sommano all’allarme lanciato dall’Università di Milano sull’impatto dei cambiamenti climatici che rischiano di azzerare la produzione di miele entro i prossimi cento anni. Una prospettiva da non sottovalutare  visto che le api sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori.

Massimo Ilari

 

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