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Le Api della città di Cangrande della Scala

Operosi come le api, al lavoro sul Lago di Garda, per i “giorni del Miele”,

abbiamo incontrato un passerotto che con garruli cori ci ha raccontato una storia. Ci è sembrata una favola. Comunque, la riportiamo, favola o realtà che sia.

Cera una volta, nella città di Cangrande della Scala, un grosso fuco cui molte operaie ubbidivano con riverenza anche se avevano a disposizione pascoli scadenti e per il quale, forse anche per stanca abitudine, danzavano.

Ma un bel giorno, le operaie videro che oltre i confini della loro città c’erano distese di fiori di tutti i colori che assicuravano pascoli abbondanti e freschi. Era una società di operaie, unita e attenta alle esigenze dell’intera comunità. E a comandarle c’era una bella Regina.

Presero il coraggio a quattro zampette e insieme decisero, anche se erano solo otto, di scrivere alla Regina dell’altro regno.

La loro lettera era chiara e non lasciava dubbi interpretativi:

Cara Regina, i fiori dei vostri campi sono una vera prelibatezza e così vi chiediamo la possibilità di volare, per 11 mesi, sui vostri prelibati fiori”. La Regina, non era aggressiva come il fuco, disse di sì e ogni mese permetteva alla comunità delle operaie di cibarsi dei loro fiori.

Giunto a questo punto del racconto, il passerotto prese fiato e continuò: “Volete sapere come è andata a finire?”. E noi: “Raccontaci, raccontaci!”.

Per farla breve, il fuco informato di questa cosa tuonò: “Operaie, come vi siete permesse di chiedere i fiori di quelle Api che vivono Insieme?”

E non pago della minaccia, aggiunse: “Solo i miei fiori meritano di essere succhiati e non vi è permesso di volare in altri regni”.

Fu così che quelle 8 operaie che vivevano in sudditanza, pur sapendo ben leggere e scrivere e avessero fatto tutto volontariamente e chiesto di accedere ai fiori del regno vicino, vergarono una lettera di correzione inviata alla Regina: “Cara Regina, non li vogliamo più i vostri fiori prelibati, pur avendo fatto una precisa richiesta: il nostro Fuco ha ordinato di volare solo su quelli della città del pandoro”.

A questo punto, il passerotto si avvicinò a noi, planando sul ramo più basso, e bisbigliando disse:

La morale? Solo le api libere scelgono”.

E noi che pensiamo? Che crediamo di più alle api libere e alla fine speriamo che le tante operaie suddite un giorno possano ritrovare il coraggio, andando dove le porta l’anelito di libertà.

Apinsieme
Quelli che vogliono far volare insieme le Api

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