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L’editoriale di Aprile 2023. Voglia di ripartire

L’editoriale di Massimo Ilari

A febbraio ci siamo dati appuntamento all’Apimell del 3-4-5 marzo 2023 – Piacenza Expo. I 23.000 visitatori che hanno riempito la Fiera e la crescita degli espositori – sia italiani che esteri – la dicono tutta sul pienone registrato.

Finalmente il cuore dell’Apicoltura ha cominciato a pulsare e il settore, dato per agonizzante, ha mostrato tutta la sua vitalità. Ne parliamo a pagina 55 della Rivista. Una considerazione. È stato elettrizzante vedere migliaia e migliaia di api in volo fra gli stand degli espositori.  Importante che siano stati tacciati tutti i gufi che appollaiati sul trespolo vaticinavano un insuccesso.  Voglia di ripartire, dunque, ma contemplando variabili sino a ora mai prese seriamente in considerazione.  È chiaro che né le istituzioni – l’agricoltura – né gli apicoltori e né i tanti che si occupano di commerciale hanno la ricetta magica per avvicinare i consumatori al miele e ai prodotti dell’alveare. Importante, però, che sul tavolo della discussione e del confronto non si siano messe solo le qualità curative di questi magici prodotti, ma il fatto che siano stati calati nella realtà nutrizionale degli italiani: si tratta di alimenti e integratori naturali che non possono mancare nella tavola del benessere, integratori che non determinano pericolosi accumuli nell’organismo.

Non si punta più solo sul guadagno fine a se stesso, pensare esclusivamente al “fare quattrini” non porta da nessuna parte e si rischia di non vedere più le api e gli acquirenti.

Si perdono proprio di vista, finiscono oltre quell’orizzonte geografico che le rende invisibili. Rischia, soprattutto, di passare in secondo piano anche la qualità, confondendo le acque con la biodiversità, per carità – ne abbiamo già parlato – non è che non sia importante la coscienza ecologica ma da sola non basta a rimettere al centro il consumo del miele, e la salute delle api.  I riflettori si sono accesi sulla qualità del miele, non condendola con generiche formule pubblicitarie. È da qui che occorre ripartire per veder lievitare i consumi: lo si è affermato con notevole forza, finalmente senza enfasi e paroloni sdolcinati alla “Volemose bene che tanto nulla ci costa”.

Del resto, tutte le ricette di marketing cui si è ricorsi sino a oggi sono state desolanti – il consumo di miele in Italia viaggia ancora sui 400 g pro-capite l’anno. Una mercificazione acefala che può portare solo a vendere qualche vasetto in più, ma che non metterà al riparo dall’importazione di migliaia e migliaia di tonnellate di miele estero – arriva dall’Europa e da Paesi extraeuropei – che fa una concorrenza senza quartiere a quello italiano.

Tra l’altro da un recente documento della Commissione Europea emerge che quasi la metà del miele importato in Europa è “falso”. La globalizzazione non è il magico “Apriti Sesamo” per far conoscere al meglio l’Alimento Miele Italiano. Non basta neppure l’etichetta KM zero, etichetta alla quale vanno affiancati i metodi produttivi, l’invasettamento e la commercializzazione. Insomma, l’intera filiera produttiva. Non è certo un caso che Apinsieme stia dedicando servizi su servizi a questi temi. A maggio uscirà un bel servizio sul miele d’importazione, su quanto influenzi il mercato del nostrano e sulla cui qualità ci sarebbe molto da discutere. Finita la Fiera siamo tornati ai luoghi di origine, pronti a intraprendere quella strada tracciata con il fitto dialogo che c’è stato fra noi tutti.

Intanto, è esplosa la primavera, in alcune aree del Paese già si registra un caldo esagerato, che speriamo non porti ulteriore siccità che tanto danno darebbe all’agricoltura e all’apicoltura.

E occorre considerare anche un altro aspetto di cui non si parla quasi mai, rispetto all’acqua. In Italia quasi 9 litri di pioggia su 10 che cadono lungo la Penisola non vengono raccolti. Lo ha dichiarato la Coldiretti in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua, giornata che si è tenuta lo scorso 22 marzo 2023, nel sottolineare che a livello nazionale per le carenze infrastrutturali si trattiene solo l’11% dell’acqua piovana. Una situazione aggravata dal fatto che nella distribuzione dell’acqua raccolta le perdite idriche totali sono pari al 42 %, secondo l’Istat. Crescita delle temperature, sfasamenti stagionali e soprattutto modificazione della distribuzione ed aumento dell’intensità delle piogge sono effetti dei cambiamenti climatici che – questi sì -richiedono interventi strutturali oggetto della cabina di regia del governo.

Massimo Ilari

(foto pixabay/Hans)

Apinsieme
Quelli che vogliono far volare insieme le Api

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