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L’editoriale di Giugno ’23: TANTE CHIACCHIERE POCHI FATTI

L’editoriale di Massimo Ilari

Semel in anno licet insanire” (una volta l’anno è lecito impazzire), recita una locuzione latina. Si sa, nella cultura latina la moderazione rappresentava un imperativo di vita. Ciò che sta succedendo però alla Terra e all’Apicoltura – per le dissennate scelte degli abitanti del Pianeta – sta evidenziando che quel “semel” (una volta) è ormai largamente superato da un tragico “saepius” (più volte). È proprio quel “saepius” che mostra la nostra colpevolezza: stiamo alterando il clima per scelte produttive che inquinano Terra, Acqua e Aria, incidendo pesantemente sull’Ambiente e su tutti gli esseri viventi che lo abitano – compresi gli animali e lo sanno bene le api. E sì, perché come scriveva la grande scrittrice di Gialli Agatha Christie «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova».

E nel dissesto ambientale le prove sono ormai decine. «Abbiamo un solo pianeta: questo e tanti altri slogan sono stati coniati per farci riflettere. Certo è che il danno fatto all’ambiente da diversi fronti è grave e difficile da riparare. L’oltraggio, comunque, è a 360 gradi e continua grazie a normative che non hanno preso atto a sufficienza e a tempo del grave deterioramento che, tanto per portare un esempio, alcuni fitofarmaci hanno causato negli ultimi anni di storia» affermano Beti Piotto e il dottor Aristide Colonna. dell’Associazione Italiana di Apiterapia. Il momento è grave, come descriviamo a fondo nel servizio dal tema “Combattere l’emergenza climatica, gli apicoltori in ginocchio”, che trovate da pagina 8 a pagina 13

L’ennesima, tragica, alluvione, abbattutasi ancora una volta in Emilia-Romagna, dopo le intense precipitazioni del mese dello scorso maggio, dovrebbe spingere le istituzioni, a tutti i livelli, a varare una seria e strutturata politica di corretta manutenzione del territorio. Dal dopoguerra ad oggi sono stati spesi, secondo alcune stime, oltre 160 miliardi di euro per riparare i danni di alluvioni e frane e attualmente abbiamo almeno 41.000 chilometri quadrati di aree a pericolosità idraulica e a rischio alluvioni, un territorio vasto quanto l’Emilia-Romagna e l’Umbria messe insieme. Imperative scelte produttive più in linea con il rispetto dell’ambiente – a cominciare dall’Agricoltura – evitando le tante chiacchiere, che il vento e l’acqua se le portano via. E’ difficile quantificare i danni al settore apistico, ma ci sono già molte segnalazioni di interi apiari distrutti e di apicoltori che hanno dovuto correre contro il tempo per spostare gli alveari e salvarli dalle piene. In più, si stima che i cambiamenti climatici potrebbero determinare, per il 2023, una perdita di produzione dell’80%. E basta, con le solite storielle sull’estinzione delle api da miele.

«No, Apis mellifera non è a rischio di estinzione. Fondamentalmente perché le 4 sottospecie di Apis mellifera presenti in Italia sono allevate. Quindi, anche a fronte di condizioni sfavorevoli, di spopolamenti di alveari e di morie di api, l’apicoltore provvede al loro reintegro e a ristabilire i numeri», chiarisce con forza il dottor Franco Mutinelli, Direttore, Centro di referenza nazionale per l’apicoltura – IZSVe.

E aggiunge.

«Bombi e osmie o altri impollinatori selvatici presenti in natura non sono allevati, quindi sono non solo esposti a condizioni potenzialmente o effettivamente pericolose per la loro sopravvivenza come cambiamenti climatici, pesticidi di origine agricola, modificazioni o riduzione degli habitat propri, ma non trovano l’apicoltore che li ripopola o reintegra», La morale? La levata di scudi deve partire proprio dal mondo dell’apicoltura, in primis gli apicoltori che devono diventare i veri testimoni e protagonisti della voglia di ambiente e quindi di ecologia. Facendo silenzio gireranno sempre le solite, vuote, chiacchiere. Bene concludere con un messaggio di speranza e di allargamento dell’apicoltura in altri Continenti. Nell’articolo che pubblichiamo a pagina 14 – ha meritato la copertina proprio per le ragioni succitate – andiamo in Africa e parliamo di “Formare nuovi apicoltori in Guinea Bissau”.

(foto Matteo Farinelli, Apiari spazzati via)

Apinsieme
Quelli che vogliono far volare insieme le Api

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